Nel lontano 1923 moriva a Firenze Filadelfo Simi, restando inspiegabilmente senza mercato. Quando Firenze gli dedicò una grande retrospettiva a Palazzo Strozzi nel 1958, infatti, Pietro Annigoni, nella presentazione del catalogo della Mostra da lui curata, poteva affermare: «Pochi oggi sanno di Filadelfo Simi: eppure annoverandolo fra i pittori toscani, e non solo, la sua fu una delle personalità singolari dell’800». Nel corso della sua vita questo Maestro aveva infatti ottenuto premi ed onori, aveva surclassato in certe critiche coeve Telemaco Signorini e Giovanni Fattori, più anziani di lui, il re Umberto I aveva acquistato una sua opera, “Costume umbro”, il Governo italiano per la Galleria d’Arte Moderna di Roma si era aggiudicato un suo capolavoro, “Un riflesso dell’arte del Botticelli”, che, esposto nel 1887 a Venezia alla IV Esposizione Nazionale Artistica, nel 1888 era stato scelto per rappresentare l’arte italiana a Monaco, alla III Esposizione Artistica Internazionale. L’Illustrazione italiana aveva riprodotto in copertina a tutta pagina sue opere importanti; Emporium e Zig Zag, riviste aperte alla critica d’arte, gli avevano dedicato illustrazioni e articoli estremamente elogiativi.
La Scuola Internazionale, che aveva aperto in Via dei Tintori (oggi Via Tripoli), veniva giudicata dai suoi allievi più stimolante degli atelier parigini. Sue opere erano state commissionate dal Brasile “Monumento a Garibaldi e ad Anita”, dal Cairo “La sacra Famiglia” e in Canada “Statua della Madonna”. Uno dei suoi capolavori, “Un mazzo di fiori”, era stato acquistato dal Museo di Nottingham.
Riprendere in mano le fila della situazione e ricollocare il Pittore sul suo piedestallo, era un impegno doveroso per l’Alta Versilia, dove il Pittore era nato a Levigliani e dove a Stazzema aveva vissuto periodi creativi di operosità e di relax. Questo impegno è stato assunto da Alba Tiberto Beluffi, insegnante in pensione, milanese, sposata ad un versiliese di Stazzema, che, casualmente, colpita da alcune opere dell’Artista, aveva deciso di scriverne la biografia. È nata così una monografia, “Filadelfo Simi – un uomo, un artista”, giudicata fondamentale per gli studiosi di Storia dell’Arte, pietra miliare di una attività di studio e di ricerca di questo personaggio e del suo eccezionale contesto familiare a cui l’autrice si dedica ormai da circa vent’anni.
Ritratto a matita di Filadelfo Simi, 1877, di Pascal Dagnan Bouveret, amico di Filadelfo e suo condiscepolo nell'atelier di Jean Leon Gérôme.